alebegoli

pensieri, letture, allegrie e sconforti di una che fa le cose con passione

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quindici anni fa (post triste)

Il 2 ottobre del ’92, poco dopo le tre del pomeriggio, rientrando a casa ho incrociato mio padre che usciva, per andare a giocare una partita di tennis. Un paio d’ore dopo in casa è suonato il telefono, ho risposto (mia madre era al lavoro, io no), chiamavano dal circolo tennis, e mi han detto che si era sentito male, era al pronto soccorso.

Sono uscita in bicicletta, dopo avere avvisato mia madre col tono tranquillo di chi è convinta che sia solo una sciocchezza, quelle cose che iniziano a capitare verso i sessant’anni, si sa, ‘sti uomini che vogliono strafare e poi si devono dare una calmata.

Al pronto soccorso il medico mi ha fatta sedere, e mi ha detto che mio padre era morto. A cinquantotto anni, giocando a tennis, con un cuore – lo si è visto dopo, all’autopsia – già provato da piccoli, non percepiti infarti precedenti.

Dopo sono arrivate settimane di stordimento e pianto, e poi le cose da fare comunque, e dopo ancora alcune scelte importanti, e un po’ alla volta nuove persone nella mia vita.

Ogni volta che ci penso, vorrei consolarmi pensando che da qualche parte mi vede, invece so di non crederci. E mi arrabbio, perché non mi ha vista diventare quel che volevo diventare, essere più felice che allora, mantenere certe promesse. Perché non mi ha vista bellissima e fiera in certi momenti, perché Guido non ha un nonno gentile e tranquillo come lui sarebbe stato.

Vedo in me certi suoi atteggiamenti, la tranquilla consapevolezza di valere, il piacere di stare e parlare con la gente, e intuisco che anche lui, quando io e Daniela eravamo piccole, deve essere stato un genitore poco ansioso e molto attento alla sostanza. Dovrei consolarmi di aver fatto pace con lui su certe cose, poco prima che morisse, e di averne un ricordo solido e positivo. Ma io di certe cose non mi consolo, rassegnarmi non mi piace anche quando non c’è alternativa. Così mi tengo i miei magoni, e poi la smetto e ricomincio a pensare al resto.

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