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pensieri, letture, allegrie e sconforti di una che fa le cose con passione

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concetti di base

Ma scusate, la base qual è? Quella dei blog o quella che abbiamo visto sabato, le 2000 persone elette con le primarie? Quella e’ gente vera, non virtuale.

(Dario Franceschini a Repubblica, oggi)

Non so quale stupida arroganza porti Franceschini a rilasciare certe dichiarazioni. La base qual è?

Dario, voglio darti una brutta notizia. Io ho un blog, e se ritieni per questo di snobbarmi e non considerarmi rappresentativa della base, pace. Però nell’ultima settimana ho parlato di PD con mia madre, mio marito, mia sorella, diversi amici e amiche. Nessuno di loro ha un blog, tutti alle ultime elezioni hanno votato PD, nessuno di loro vi voterà alle prossime, e le espressioni che più ricorrevano in queste chiacchierate erano “schifo, nausea, sconcerto, incazzatura, delusione, pena”.

Forse io non rappresento la base in quanto blogger, ma sicuramente la rappresento in quanto scoglionatissima ex-elettrice di un partito che ho sostenuto per tutta la sua storia, privatamente e pubblicamente.

Non so ancora (come molte delle persone che citavo prima) se alle prossime elezioni manifesterò questa delusione e incazzatura astenendomi, non andando a votare, votando Di Pietro o i radicali, annullando la scheda. Ma finché il PD sarà governato non dalla base, ma da questo vertice ottuso e fallimentare, non consideratemi più parte della base, grazie.

Post scriptum: ah, e nel frattempo ricominciate pure il gioco dei distinguo e del tenere insieme tutto e il suo contrario, specialmente su questioni tipo il testamento biologico su cui la base ha le idee chiarissime e ha dimostrato in mille maniere di averle. In fondo, perché prolungare l’agonia?

disintossichiamoci una buona volta!

L’ultima bufala della cosiddetta informazione, quella degli MP3 droganti, dà la spinta finale a una decisione che stavo covando da qualche settimana.

Dopo aver abolito dalla mia vita telegiornali e televisione tutta, mi prendo anche un paio di mesi di vacanza da Repubblica, che è in piena versione estiva (ultraslim ma infarcita di cazzate).

Perché dedicare un quarto d’ora, una mezzora di tempo ogni giorno a leggere testi pieni di luoghi comuni, imprecisioni, opinioni di incompetenti, titoli fuorvianti, banalità presentate come la notizia del giorno? Tre ore a settimana in più per la mia vita, ci posso dormire, guardare il mare, giocare con Guido…

Negli ultimi tempi, mi sono rimasti particolarmente sullo stomaco:

  • “un piatto di carpaccio inquina più di un SUV”: eh suvvia, avete proprio misurato bene?
  • “ultima tendenza USA: asciugare i panni al sole”: ah grazie, avevo giusto bisogno del trend ammmericano per farmi spiegare che l’asciugatrice elettrica costa di più e li asciuga peggio…
  • “Google ci sta rendendo tutti più stupidi?”: non commento, che altri l’hanno già fatto meglio di me
  • uno strepitoso decalogo nel supplemento “Salute” su cosa fare per evitare il terribile pericolo delle punture di insetti: praticamente, passare l’estate blindati in casa, e uscire solo se coperti dalla testa ai piedi o se incapsulati nella propria auto a finestrini chiusi, e/o avvolti in una nuvola di veleno insetticida. Minchia che bella estate!

Insomma, in rete trovo testi scritti meglio, più informati, commentabili e sottoposti a uno stretto controllo collettivo su veridicità e fonti: chi me lo fa fare di spendere trentacinque euro al mese per il quotidiano, consumare carta e inchiostro, e prendermi pure del nervoso?

dalla mailing list al network

[ndr: per pigrizia mia, e soprattutto perché questi argomenti mi interessano sia personalmente che professionalmente, questo post lo ritrovate tal quale anche nel blog di Wafer, che comunque vi invito a visitare, perché ci scrivo anche di altro ;-)]

Venerdì scorso, su segnalazione del Forum Cultura del PD di Ravenna, ho partecipato a un incontro sulla comunicazione politica, animato da Antonio Sofi e Giovanni Boccia Artieri. Le riflessioni che ne sono scaturite mi sembrano interessanti non solo rispetto al tema della comunicazione politica, ma anche, più in generale, di come sta cambiando la logica della comunicazione.

Sofi, appena rientrato dal Personal Democracy Forum di New York, ha riassunto in poche frasi la differenza di strategia fra i due candidati democratici: Hillary Clinton aveva una enorme “mailing list”, cioè era in grado di comunicare e mobilitare centinaia di migliaia di persone fra gli attivisti e i simpatizzanti già “collegati” al partito democratico. Al contrario, Barak Obama, non potendo competere sulla dimensione della mailing list, ha usato la potenza del network, cioè ha aperto spazi in cui le persone potessero auto-organizzarsi e auto-connettersi. In questo modo, la sua campagna si è auto-propagata, perché i simpatizzanti hanno potuto produrre loro stessi contenuti utili, coinvolgere persone che non si erano mai avvicinate prima alla politica, sentirsi motivati e rispettati dall’approccio “orizzontale” del loro candidato.

Dalla campagna per le primarie democratiche alla riflessione sull’ultima campagna elettorale italiana, il passo è stato naturalmente breve. Pur convenendo sul fatto che il PD ha usato la rete in modo decisamente più aperto e innovativo rispetto al PDL, ci si è trovati d’accordo nel concludere che – complice il poco tempo a disposizione – non si sia adottata fino in fondo la logica della rete. Quasi un “mi piacerebbe, vorrei, ma non posso fino in fondo”. Il risultato è stato che sono stati aperti spazi di discussione, che però, per come erano stati attivati, sono stati percepiti dai netizens come “imposti” o “governati dal centro”; di conseguenza, le persone sono andate a discutere in altri luoghi, e, cosa ancora più grave, chi gestiva la comunicazione non li ha seguiti, ma è rimasto a parlare più o meno da solo dei “suoi” siti.

Altri errori evitabili:

  • non ascoltare: il primo passo da fare è quello di andare a cercare i contenuti che producono gli altri, leggere i blog indipendenti, partecipare alle conversazioni anche quando sono “fuori casa”. E qui mi sono immediatamente ricordata di una lettura recente, Internet PR di Marco Massarotto, che, parlando della comunicazione aziendale, parte esattamente dallo stesso consiglio: primo, ascoltare
  • creare contenuti difficili da propagare, come video usabili solo sul sito della campagna e solo scaricando un plugin. Con una comunicazione televisiva schiacciata nei 20 secondi delle dichiarazioni da telegiornale, Internet offre la meravigliosa possibilità di approfondire e chiarire i concetti (tanto che uno dei video più visti di Obama è un suo discorso di 35 minuti sul razzismo, visualizzato milioni di volte). Perché allora non fare un “buon” video, di 20-30 minuti, e metterlo sì nel sito del partito, ma anche e prima di tutto su YouTube, da dove potrà essere ripubblicato su decine di migliaia di pagine, e raggiungere persone che sul sito del partito non ci sarebbero mai andate..
  • pensare di ottenere “tutto e subito”: la logica del network ha tempi di propagazione graduali, anche se a un certo punto può diventare travolgente
  • avere la pretesa di parlare contemporaneamente a decine di migliaia di persone: in rete i grandi numeri spesso si ottengono con un effetto “long tail”, per addizione di piccoli numeri, perché il contenuto valutato come interessante viene ripubblicato sul blog da 1000 visitatori, ma anche su centinaia di blog da 30 visitatori, o anche da 4 visitatori: ma sono 4 visitatori che, magari, “quel” contenuto dal suo sito di origine non l’avrebbero mai visto
  • pensare che, se i media tradizionali costavano migliaia e milioni di euro (che si continuano a spendere), la comunicazione Internet deve invece essere fatta “a gratis”: non è così, certamente i costi di Internet sono decisamente più bassi, ma la competenza si deve pagare, e poi in rete si deve spendere tempo, ancora più che denaro.

Insomma, si può fare.. di meglio. Per fortuna (?) di tempo a disposizione per fare di meglio adesso ce n’è, quindi… sarà bene rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro.

the girl effect

equivalenze

Tanto per mettere in ordine le idee: non ne posso più della contrapposizione fra quelli che dicono “invece di prendersela con i lavavetri e i parcheggiatori abusivi, farebbero meglio a multare chi parcheggia in doppia fila” e quelli che ribattono “invece di fare la multa a quelli che per due secondi parcheggiano in doppia fila, farebbero meglio a sgomberare i lavavetri e i parcheggiatori abusivi”.

Lo dichiaro pubblicamente: a me danno pari fastidio sia quelli che parcheggiano in doppia fila, sia quelli che, quando esco dalla coop, vengono – con fare ogni giorno un po’ più intrusivo – a sollecitarmi per il carrello e relativa moneta. Entrambe le categorie mi tolgono serenità e libertà, e non mi sento di essere tollerante nei loro confronti.

Per tornare ad essere tollerante e serena, avrei bisogno di vivere in un tempo più sereno e ordinato; in cui, senza bisogno di blitz e sirene spiegate, semplicemente non esistono parcheggiatori in doppia fila, gettatori di cartacce per terra, ambulanti questuanti che mi voglion vendere inutili cineserie al parcheggio.

auguri a una gran donna

Rita Levi Montalcini - dal sito ww.ritalevimontalcini.orgRita Levi Montalcini compie oggi 99 anni, portati in maniera invidiabile.

L’ho sempre detto io che le donne del Toro sono delle gran signore 🙂

Navigando in rete, ho scoperto il sito della sua Fondazione. Semplice, veloce, chiaro ed elegante. Concentrato sull’essenziale e sull’utile, e sempre mantenendo uno stile impeccabile.

In questi tempi cupi e confusionari, una boccata d’aria fresca, e un buon esempio da tenere in mente.

ciao Romano

Quando ti ho incrociato alla Fabbrica in campagna elettorale, e avevo la pancia a punta dei sette mesi, ti ho augurato, indicandola “mi raccomando, due legislature, presidente!” e ti sei messo a ridere come un vecchio parroco, e l’hai toccata come a dare la benedizione.

Son passati poco più di due anni, e siam qua, che ti tocca a denti stretti dire in Parlamento “Mastella è stato un bravo ministro della giustizia”, e poi rivendicare duro di aver lavorato.

Nonostante la carica dei 101 ministri e sottoministri.

Nonostante il portavoce sfigato.

Nonostante lo spettacolo pecoreccio di una coalizione dove meno voti uno rappresenta, e più si sente l’ago della bilancia, e pretende pretende pretende.

Nonostante questa spazzatura che ci sommerge tutti, sei il miglior presidente del consiglio che questo paese abbia avuto negli ultimi trent’anni, ben al di sopra di quanto si meriti questo paese dei cachi.

A mio figlio  vedo di badarci io da sola, appena ha l’età lo spedisco a studiare in un paese civile, e speriamo che si trovi la morosa e ci resti. Grazie di averci provato, ci deve essere voluto dello stomaco.

ho le rughe anch’io, e allora?

Io per certe cose mi ci incazzo ancora. Hillary Clinton ha le rughe, so what? Nel 2007, anzi 2008, stiamo ancora a parlare di questo? Del fatto che una donna di potere si mette il fondotinta e si fa fotografare con i trucchi giusti, o usa una gonna con lo spacco, o è troppo finta d’immagine, o esce una foto che la ritrae stanca, o è troppo bella, o è troppo brutta? Ah, fa veramente paura il potere alle donne, e più fa paura più bisogna che ce lo andiamo a prendere, strattonando se serve.

tanto per chiarire il punto

Ora che del depliant per l’Open Day delle biblioteche si è parlato e sparlato, vorrei fosse chiaro che non sono scandalizzata dalla battuta in sè, e che il moralismo è l’ultimo dei miei difetti. So bene che ci son cose più importanti a cui pensare e di cui scrivere (anche se tutti, anche quelli che me l’han detto, non è che parlino 24 ore su 24 di massimi sistemi..), e che, in tema di donne, è più preoccupante l’escalation di omicidi di ex mariti ed ex fidanzati (o mariti e fidanzati ancora in servizio). Però ci sono cose che mi fanno imbestialire, tipo il Berlusconi che, visitando Wall Street come presidente del consiglio in carica, dica “venite a investire in Italia, che ci sono le belle segretarie”.

Le battute sono battute quando le dicono i comici, o quando le facciamo in pausa caffè (e io ne faccio anche di scurrili e politicamente scorrette, come sa chi mi frequenta). Quando Cevoli, in veste di assessore Palmiro Cangini, dice “venite in Romagna, ci sono il mare, le città d’arte, la buona cucina….. e se poi niente di questo vi interessa, c’è sempre la passerina!”, io rido di gusto sulla caricatura del maschio nostrano. Ma se domani mi trovassi la stessa frase sull’homepage di Ravenna Turismo, beh, mi incazzerei di brutto, perché c’è differenza fra prendere in giro la stupidità e praticarla. E in questo giro, la brutta figura non la fa certo Cevoli, che fa il suo mestiere di comico, ma chi ha usato “quella” frase in “quel” contesto.

mammapigra in verde

Bloggers Unite - Blog Action Day

[Blog Action Day – e qui, quanti saremo?]
La mamma pigra odia i pannolini usa e getta. Sono ingombranti, riempiono le borse, richiedono un bidone apposta perché puzzano. E riempiono le discariche per decenni. La mamma pigra d’estate tiene il suo bambino in costume e basta, perché tanto se anche fa una pipì si fa presto a sciacquare. La mamma pigra, con tranquilla fermezza, ha chiarito col suo bambino che sarebbe stata orgogliosa di lui il giorno in cui avesse potuto eliminare gli odiosi pannolini. Ci sono state settimane di piccoli incidenti, e, per qualche tempo, nella borsa al posto dei pannolini ci siam portati dietro deliziose mutandine da maschietto e braghette di ricambio. Ma adesso ormai è fatta, e l’orgogliosa mamma pigra porta in giro il suo bimbo, senza l’ingoffo dei pantaloni ripieni.

La mamma pigra ha insegnato al suo bimbo che “ogni cosa al suo posto”. I giornali vecchi nello scatolone in veranda, le bottiglie di plastica (che meraviglioso rumore schiacciarle!) nel sacchettone apposta, le bucce di mela nel bidoncino verde dell’organico, il vetro col vetro e il resto (il poco resto) nel bidone nero sotto al lavello. Il bimbo della mamma pigra si diverte moltissimo a mettere ogni cosa al suo posto, ed è fiero di mostrare che sa benissimo dove vanno le cose. Il bimbo della mamma pigra ha perfino convinto i nonni a fare la raccolta differenziata al mare, perché andare a buttare le bottiglie nella campana del vetro è troppo divertente..

La mamma pigra in ufficio rompe i maroni a tutti perché mettano la carta usata nel bidone per la carta da riciclo e spengano computer e UPS quando escono la sera.

La mamma pigra vorrebbe mangiare “a chilometri zero”. Compra solo frutta e verdura di stagione, dalle bancarelle “buone” del mercato (quelle degli agricoltori, non quelle che sembrano supermercati all’aperto). Le uniche concessioni all’esotico sono le banane, Solidal però. Per il latte, da un po’ c’è il distributore del latte crudo, è comodo perché puoi comprarlo anche la domenica, costa meno di quello del supermercato, ed è altrettanto buono. Certo, è sempre latte di pianura. Comprarlo al distributore del crudo di una malga alpina sarebbe meglio. Magari in vacanza..

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