alebegoli

pensieri, letture, allegrie e sconforti di una che fa le cose con passione

back in time

Oggi ho fatto una cosa che avevo in mente da anni: sono andata a trovare la mia prof di lettere delle medie, che non vedevo da.. meglio non fare il conto degli anni.

La mia prof di lettere delle medie ha allevato generazioni di studenti forlivesi: centinaia, migliaia di liceali, negli ultimi cinquant’anni, sono andati da lei a lezione di latino e greco. È un’istituzione, temuta e rispettata da colleghi, ragazzi e genitori. Da quando la conosco, ogni volta che sono andata a casa sua – compreso oggi – l’ho trovata al tavolo, con almeno un paio di sventurati davanti, a correggere implacabile i loro sbagli, richiamando le regole grammaticali, coniugando verbi, percorrendo le declinazioni.

E ogni volta che, in questi anni, ho scritto e riscritto dei testi, letto CV impresentabili, rivisto e corretto i documenti dei miei collaboratori, l’ho pensata. Qualche volta l’ho anche sognata, agitava le mani sbraitando “non si mette MAI la virgola fra il soggetto e il predicato!”, e urlava al mio posto contro qualche testolina leggera.

Era terribile, e io l’adoravo. Ci faceva leggere cose probabilmente improponibili a ragazzini delle medie: per dire, mi ricordo di aver fatto, dietro suo ordine, una ricerca sui neri americani, per la quale mi lessi – a 11 anni – “L’autobiografia di Malcolm X”. E poi “Seppelite il mio cuore a Wounded Knee”, “Il giovane Holden”, “Se questo è un uomo”, e la lettura di Dante in classe (fatti non foste a viver come bruti, eccetra eccetra).

In quegli anni diventai la divoratrice bulimica di libri che sono poi sempre stata, e mi riempii la testa di storie e idee troppo grandi, che ci avrei messo anni a digerire e rielaborare in un modo che fosse davvero mio e non un riflesso delle sue idee.

Oggi, con sua grande contentezza, l’ho riabbracciata, e sono rimasta a guardarla mentre sbraitava contro la ragazzina di turno, divertendomi a recuperare dalla memoria il facile latino di Cesare. Ho riconosciuto in lei la mia puntigliosità, il mio scuotere la testa perché “non ci siamo ancora”, e quanto posso essere spaccamaroni per chi lavora con me. E ho riconosciuto un’altra volta quante cose ho imparato, grazie al fatto di essere stata continuamente corretta e spronata a fare di meglio.

Così l’ho ringraziata, e, salutandola, le ho raccomandato di restare sempre così cattiva. Io mi rimetto per l’alto mare aperto.

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Un pensiero su “back in time

  1. Allora non sono l’unico che ringrazia di più gli insegnanti puntigliosi 🙂

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