sbloccarsi
Quando alla fine del 2008 la mia spalla destra si è “congelata”, l’ho presa molto male. Del resto, cosa avreste fatto voi dopo settimane di dolore tanto insistente da non farvi dormire, ritrovandovi alla fine incapaci di fare movimenti del tutto normali come prendere un libro da uno scaffale?
Da gennaio a marzo sono passata per le mani di vari fisioterapisti, i primi gentili, l’ultima molto aggressiva, senza nessun risultato: il mio braccio continuava a rifiutarsi di salire oltre l’altezza della spalla.
A fine marzo, dopo una seduta particolarmente massacrante, ho deciso di darmi un po’ di tregua, e ho iniziato a frequentare le sessioni di lavoro di Rita Valbonesi, sequenze di esercizi yoga in mezzo alle quali lei pratica a turno un breve trattamento osteopatico.
Un paio di pesanti bronchiti mi hanno stesa per tutto aprile e buona parte di maggio, e ho interrotto anche quelle: ubi maior, minor cessat, e fra antibiotici, effetti collaterali, stanchezza e carichi di lavoro, ho concluso che la spalla poteva rinunciare a un po’ della mia attenzione. Tutto sommato, il male era diminuito, e, anche se continuavo a non potere alzare il braccio, ormai mi ero abituata alla situazione di parziale inabilità.
A giugno, in vista del trasloco di Guido verso la casa al mare dei nonni, ho programmato di riprendere le lezioni mattutine di Rita, e mi sono comprata un manuale delle edizioni Red su “Yoga e Pilates”. Vincendo la pigrizia e lo scetticismo, ho iniziato a fare esercizi a casa quasi tutti i giorni, e, una volta a settimana, ad alzarmi prima del solito per andare in palestra a farmi trattare.
In un paio di settimane, ho recuperato quasi tutta la mobilità che avevo perso. Ora sollevo di nuovo il braccio destro fin sopra la testa, mi resta solo un po’ di blocco laterale quando lo spingo all’indietro.
La Rita parla di sblocco delle catene muscolari e di riequilibrio del sistema neurovegetativo; io non mi faccio troppe domande, solo registro la conferma di cose di me che sapevo da tempo: forzarmi non serve se non a peggiorare le cose, arrivarci da un’altra parte e con gentilezza in genere funziona meglio.
Sono contento che stai tornando in forma ! **
Però, non parlare della “dipartita” di Guido, che non vorrei portasse jella. “Partenza” va bene lo stesso, no?
@Paola, hai ragione 😀
Ma sticazzi?