alebegoli

pensieri, letture, allegrie e sconforti di una che fa le cose con passione

a lezione di spontaneità

[è quasi un mese che non scrivo nulla, travolta da vari accadimenti quali superlavoro, elezioni USA, strascichi e acciacchi, nascita del primo nipote.. leggo qua e là, friendfeed e tweet q.b. per segnalare che non sono morta, testa bassa e pedalare verso la fine d’anno. Ma ci sono ancora, per quelli a cui può interessare.]

Premessa: le scuole materne comunali di Ravenna non sono attrezzate per far dormire i bambini il pomeriggio. A mio parere, è più o meno come se non fossero attrezzate per fargli fare la cacca, ma loro dicono che no, non è così importante a tre anni dormire; e comunque, se proprio un bambino non ce la fa, i genitori possono sempre andarlo a prendere dopo pranzo, no?

Così per qualche settimana abbiamo fatto la prova del tempo pieno, ritrovandoci a sera con un piccolo isterico frignone al posto del bambino socievole e allegro a cui eravamo abituati; abbiamo allora provato ad alternare “solo mattina” e “tempo pieno”, con risultati simili (un giorno di Guido normale, un giorno di Guido isterico). E alla fine io ho riconosciuto che avevo sottovalutato la questione, e ho concluso che non aveva senso forzare prima del tempo i suoi ritmi: dato che siamo fortunati, lavoriamo vicino a casa e con buoni margini di autonomia, e ci sono i nonni disponibili, ci siamo riorganizzati per andarlo a prendere sempre dopo pranzo, e farlo dormire le sue due ore abbondanti nel primo pomeriggio.

Amaramente, e dopo aver sollevato – unico genitore a parlare – il problema in assemblea, sono dovuta venire a patti con l’unica conclusione possibile: chi non ha le stesse fortunate condizioni nostre, si arrangi (o mi dia manforte la prossima volta che provo a discutere certe scelte).

Passata l’amarezza, ho pensato che, avendo i pomeriggi a disposizione, potevamo anche guardarci in giro e cercare qualche alternativa al monopolio nonnesco del tempo; così mi sono presa un paio d’ore, e l’ho portato a una lezione di prova di un corso di “propedeutica alla musica”.

La lezione è trascorsa in un turbine, con un piccolo branco scatenato di bambini che si rincorrevano urlando sulle note del Flauto Magico. Ogni tanto, i due più scalmanati scappavano per menar grandi colpi a un tamburo, incautamente lasciato a bordo della sala. Guido osservava divertito e un po’ spaventato, poi a metà lezione si è rifugiato sulle mie ginocchia e mi ha detto che “questo mozat è butto, non è come i mozat a casa” (una raccolta di sonate per archi o fiati che in questo periodo ascoltiamo spesso).

La maestra, molto carina e gentile, mi ha spiegato che lo scopo del corso era fare ascoltare vari tipi di musica, classica, popolare, jazz, abituando i bambini ai diversi stili; presentargli alcuni strumenti; farli cantare e giocare.

L’ho ringraziata, siamo tornati a casa, e abbiamo messo su i nostri CD preferiti (Mozart, Bollani, Robbie Robertson & The Red Road Ensemble), che nella tranquillità della nostra sala apprezziamo molto; questo weekend, a casa di mia madre, ho recuperato da un cassetto il mio flauto della scuola media; e in questi pomeriggi e sere abbiamo cantato e ballato varie filastrocche.

Penso di non aver bisogno di fargli seguire un corso di spontaneità, non ancora. A pensarci tuttavia mi vedo intorno un sacco di proposte di questo tipo: attività organizzate per insegnare ai bambini come essere del tutto normali, sfogliare un libro, sguazzare in acqua, correre all’aperto, giocare con le biglie. Ora, considerando che la richiesta “sii spontaneo!” è un classico del paradosso, crediamo davvero che possano funzionare? O siamo noi adulti a non essere più capaci di essere normali coi bambini?

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5 pensieri su “a lezione di spontaneità

  1. anna in ha detto:

    ciao alessandra,
    mi sorprende sentire che dalle tue parti non fanno dormire i bimbi dopo pranzo a tre anni, le maestre sono una categoria strana.
    noi abbiamo fatto la battaglia contraria, nostra figlia soffrendo di disturbi del sonno si svegliava continuamente di notte e la pediatra ci fece togliere precocemente i vari riposini diurni perche’ dormisse con continuita’ la notte.
    ma le maestre dicevano non essere attrezzate per tenere sveglia nostra figlia visto che era nello stesso momento ad addormentare gli altri.
    non avendo nonni a disposizione ci siamo sgolati per ottenere quello che era un diritto!ma dopo diversi mesi nulla!
    poi un giorno mi arrabbia e la maestra mando’ a chiamare la direttrice e le dissi che se non sono attrezzati per le esigenze dei bambini allora..non dovrebbe chiamarsi scuola materna!ho ottenuto quello che ritenevo giusto!
    comunque l’idea di invitarti ad andarli a prendere dopo pranzo la trovo disgustosa e poco professionale, se non di più visto che non tutti lavorano 5 ore al giorno come loro!
    ho imparato un altro modo poco polemico ed efficace il famoso certificato del pediatra che attesta la necessità di “” non possono dire di no!per legge.
    ma che squallore per avere un servizio che dovrebbe essere a misura di bambino e con personale “qualificato”. ciao anna

  2. Ciao Anna,

    a Ravenna le scuole materne comunali fanno orario dalle 8 alle 16:30!

    Chi non ha nonni, si attrezza con baby sitter 😦

    Ovviamente, stringi stringi, si tratta di questioni sempre riconducibili ai due grandi filoni A) risorse a bilancio, e B) questioni contrattuali.

    L’orario esteso pare non si riesca a fare perché, essendo le maestre dipendenti comunali, conciliare le loro condizioni contrattuali con la continuità del servizio fino alle 18:30 sarebbe impraticabile.

    Ovviamente, i nidi gestiti da cooperative o in genere privati hanno personale con contratti diversi, si sa che nel privato vige la schiavitù (almeno a sentire la CGIL funzione pubblica), quindi i servizi privati o in appalto a privati offrono anche tutto il pomeriggio… cosa evidentemente impossibile a quelli gestiti direttamente con personale pubblico. Poi ci si meraviglia che Brunetta riscuote successi e simpatie…

    Riguardo al sonno pomeridiano, interrogate con insistenza le maestre, alla fine è venuta fuori l’orrida verità: attrezzare un locale per il riposo del pomeriggio significa a) metterlo a norma sicurezza con gli stessi regolamenti e oneri dei nidi, e b) tenere qualcuno a badare i bambini. Quindi, anche qui, soldi e personale.

    La risposta: mamme, vi ostinate a voler lavorare full time? a) nonni, b) baby sitter, c) state ancora qui a rompere? ma non ci pensate alle esigenze dei vostri bambini???

  3. Mi fa piacere che ci sei ancora, siamo in tanti a pedalare a testa bassa in questo periodo 🙂

  4. Robbie Robertson & the red road ensemble! Fantastici, li ascolto da un secolo 🙂

  5. stefano in ha detto:

    Ai miei tempi (sono del ’72… fate voi i calcoli che io mi deprimo troppo 🙂 all’asilo si dormiva eccome, erano attrezzati di tutto punto con brandine e lenzuola. E guai a non dormire! C’erano delle maestre che non avevano nemmeno bisogno di sgridarti, bastava che ti guardassero 🙂
    Io andavo alla materna di via Canalazzo, ma da quel che so anche le altre praticavano la stessa politica. Forse allora si badava un po’ meno alla sicurezza, chissa’.
    Pero’ anche allora l’orario era quello: 16:30, tutti fuori (noi abitavamo a pochi passi e ci veniva a prendere la vicina, che ci teneva per un’oretta).

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